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Costantino

Naisso, 274 - Nicomedia, 337
Flavio Valerio Aurelio Costantino era il figlio di Costanzo Cloro e di Flavia Giulia Elena, Sant’Elena per il Cristianesimo. La stessa data di nascita è controversa, ma si può ipotizzare che il 274 sia l’anno più probabile; il luogo, Naisso, era un oscuro villaggio dell’Illiria, oggi chiamato  Niš, in Serbia. Poco dopo, l’Impero era stato diviso in quattro parti per volere di Diocleziano – la cosiddetta Tetrarchia – e Costanzo Cloro fu nominato Cesare, ovvero vice-imperatore, nel 293 dall’allora imperatore in Occidente, Massimiano. Costantino, dunque, seguì il padre nelle sue campagne militari e, soprattutto, nella sua opera di governo, che trovò compimento nel 305 con l’ascesa al trono in qualità di Augusto, ovvero di imperatore. I fasti, però, furono di breve durata: Costanzo Cloro morì, infatti, l’anno successivo, mentre era impegnato in una spedizione contro i Pitti e gli Scoti in Britannia, e le truppe acclamarono Costantino in luogo del successore designato, Flavio Severo.
Si scatenò così una lunga guerra civile, che vide contrapposti diversi sovrani con le rispettive aree di influenza: a Roma fu nominato Massenzio, figlio di Massimiano, mentre l’Augusto in Oriente, Galerio, non riconobbe la successione di Costantino. L’Impero era così spaccato in tre parti, con Galerio in Oriente, Massenzio a Roma e Costantino in Gallia e in Britannia, una situazione insostenibile soprattutto dopo che Flavio Severo, inviato dallo stesso Galerio contro l’usurpatore Massenzio, si fece catturare e ammazzare. Parve allora opportuno a Galerio convocare un concilio fra tutti i pretendenti al trono, al quale prese parte lo stesso Diocleziano, ideatore della Tetrarchia; in quell’occasione (308), fu nominato come Augusto un amico di Galerio, Licinio, mentre a Costantino rimase il titolo di Cesare – e non più di Augusto, come questi sperava – e Massimiano, padre di Massenzio, era definitivamente estromesso dal potere. 
Che Massimiano non volesse essere tagliato fuori dai ruoli imperiali, però, era pacifico, tanto che Costantino lo fece ben presto uccidere (310), benché fosse suo suocero, di fronte all’ennesimo complotto sventato. Rimaneva quel Galerio che, forte delle grandi vittorie ottenute contro i Sasanidi, aveva consolidato il proprio potere in Oriente; la sua morte, quindi, liberò Costantino della sua ingombrante presenza e i due schieramenti che si definirono vedevano come suo alleato proprio Licinio, mentre il nipote di Galerio, Massimino Daia, saliva al trono come Augusto in Oriente e prendeva le parti di Massenzio. Costantino mosse allora alla volta di Roma, sconfiggendo quest’ultimo nella Battaglia di Ponte Milvio del 312, alle porte dell’Urbe – nel Casale di Malborghetto sono state identificate le tracce dell’accampamento, lungo la Via Flaminia. Fu dunque Licinio a recarsi in Italia, incontrando Costantino nel 313 a Milano, dove questi si era attestato dopo aver ottenuto il titolo di Augusto e aver soppresso la guardia pretoriana; da parte sua, Licinio avrebbe sconfitto Massimino Daia di lì a breve. Durante l’incontro di Milano, Costantino e Licinio si accordarono, tra le altre cose, anche per garantire a tutti i cittadini il diritto di professare la propria religione, attraverso quello che fu noto come Editto di Milano (o Rescritto di Tolleranza, in quanto le disposizioni effettive furono affidate ai governatori delle province in attuazione del già esistente Editto di Serdica promulgato due anni prima da Galerio). La pace fra i due, comunque, durò poco e già nel 314 vi fu un nuovo scontro che vide Costantino vincere, ma non trionfare, in una battaglia campale presso Cibale, in Pannonia; dieci anni dopo, l’intervento armato di Costantino in Tracia per respingere un’invasione di Goti fu sfruttato da Licinio per dichiarargli guerra, ritenendo la violazione del proprio territorio un casus belli sufficiente, ma l’Augusto in Occidente ebbe la meglio e per il rivale non vi fu altro che la morte.
Ormai padrone dell’Impero, Costantino si dedicò alla sua amministrazione, spostando la capitale a Bisanzio e rinominandola Costantinopoli nel 330, creando i presupposti per la definitiva scissione dell’Oriente dall’Occidente. Fra le riforme più importanti, vi fu senz’altro quella che vide la costituzione di un corpo mobile di soldati alle dirette dipendenze dell’imperatore: l’embrione di ciò che, al tempo di Valentiniano I, sarebbe diventato il corpo dei comitatenses; intervenne poi sulla fiscalità e sulla moneta, tentando di ridare stabilità al sistema economico provato dalle guerre civili.
Si spense nel 337, facendosi battezzare, secondo la tradizione, soltanto in punto di morte.

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