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Valentiniano I

Cibalae, 321 – Brigezio, 375
La storia romana annovera ben tre imperatori con il nome di Valentiniano, tutti nel periodo del Tardo Impero. Valentiniano I, nato Flavio Valentiniano, era un ufficiale proveniente dalla provincia della Pannonia, che regnò in Occidente fra il 364 e il 375. Di famiglia non nota, figlio di un certo Graziano, ascese al trono imperiale dopo una carriera militare piuttosto rapida, che si concluse alla morte dell’imperatore Gioviano nel 364, quando venne scelto dalle truppe e dai dignitari civili riunitisi a Nicea come successore di questi. Subito nominò come coreggente il fratello Flavio Valente, cui affidò la parte orientale dell’impero, e stabilì la propria capitale a Milano, in un periodo in cui Roma aveva ormai perso l’importanza che l’aveva contraddistinta nel corso dei secoli.
Nonostante Valentiniano fosse impegnato nel difficile compito di difendere l’Impero dalle invasioni barbariche (si recò di persona sul fronte del Reno, mentre inviò in Britannia il generale Flavio Teodosio, padre del futuro imperatore Teodosio), ciò che maggiormente contraddistinse il suo regno fu la tolleranza religiosa che, dopo una fase piuttosto turbolenta in cui al Cristianesimo si erano opposti i credi pagani tradizionali, tanto che l’imperatore Giuliano, detto l’Apostata (361-363), era giunto a restaurare la religione pagana nello Stato, riportò un certo equilibrio sociale. Tra l’altro, il fratello Flavio Valente professava l’arianesimo, ma i rapporti fra i due non furono mai incrinati da ciò, e Valentiniano mantenne la propria fede cristiana ben salda nel governo.
Nell’amministrazione, però, l’imperatore si dimostrò profondamente incapace di far fronte alle sfide dei tempi: si lasciò ingannare dai suoi sottoposti né seppe limitare lo strapotere dei funzionari, tanto più che le casse statali erano pressoché vuote e gli abusi fiscali, che tentò di reprimere, in verità gli tornavano utili per rimpinguare le risorse allo stremo dell’Impero.
Nel 374, infine, dovette accorrere lungo il Danubio, il cui confine venne forzato dai Quadi, dai Sarmati e dagli Iazigi: lì morì l’anno successivo, senza nemmeno riuscire a concludere la pace con gli invasori.

Valentiniano II

Treviri 371 – Vienne, 392
Figlio di Valentiniano I, fu proclamato Augusto nel 375, ancora fanciullo, e il governo venne esercitato di fatto dalla madre Giustina e dalla pletora di funzionari di corte. A regnare per lui, poi, fu anche Graziano, il fratello maggiore, già associato al potere da suo padre nel 367, all’età di otto anni; tuttavia, Graziano morì nel 383, dopo aver nominato Teodosio coreggente della parte orientale dell’Impero, e Valentiniano II rimase sotto la tutela della madre. Lo stesso Teodosio si accollò il compito di governare, ancorché indirettamente, l’Occidente finché l’usurpatore Magno Massimo non costrinse Valentiniano e la madre a riparare a Costantinopoli nel 387; l’anno successivo moriva anche Giustina e Valentiniano era restaurato grazie all’intervento di Teodosio, che gli pose il generale Arbogaste come tutore. Pagano, questi entrò subito in conflitto con il giovane imperatore, che temendo per la propria vita arrivò a invocare l’aiuto di Sant’Ambrogio: invano, perché nel 392 Valentiniano fu trovato impiccato nel palazzo di Vienne, Gallia.

Valentiniano III

Ravenna, 419 – Roma, 455
Figlio di Costanzo III e di Galla Placidia, salì al trono nel 424, all’età di cinque anni. Il suo regno fu caratterizzato dalla crisi definitiva dell’Impero Romano in Occidente, tra rivolte e usurpazioni che minarono l’ultimo mezzo secolo della sua esistenza. Incapace di domarle, Valentiniano III si affidò ai generali Bonifacio e, dopo la morte di questi nel 434, Ezio, l’unico capace di fermare gli Unni nella terribile battaglia dei Campi Catalaunici (451). Invidioso dei successi del comandante, finì per ucciderlo di propria mano nel 454, solo per vedersi a sua volta tradito da due ex commilitoni di Ezio: trovò la morte sulla Via Prenestina, dove oggi sorge il quartiere di Tor Pignattara, nel 455.
Il giudizio storico su Valentiniano III è impietoso: incompetente dal punto di vista militare, incapace di far fronte alle invasioni barbariche, licenzioso e sregolato, a lui si attribuisce il collasso finale dell’Impero Romano in Occidente.

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