top of page

Servio Sulpicio Galba

Terracina, 4 a. C. - Roma, 69 d. C.
La morte di Nerone, a seguito di una congiura nel 68, fu causa di un passaggio molto turbolento nella storia del primo Impero, non ancora assestatosi nei nuovi assetti di potere: da un lato, infatti, il Senato mirava a recuperare quel ruolo che lo aveva caratterizzato dal 509 a.C., quando l’ultimo Re, Tarquinio il Superbo, venne cacciato dalla città; dall’altro, forze accentratrici si facevano sempre più insistenti e il peso dei generali nella lotta per il controllo dell’Urbe era diventato piuttosto ingombrante.
Servio Sulpicio Galba era un uomo d’altri tempi, legato alla famiglia Giulio-Claudia per cui aveva prestato servizio già all’epoca di Tiberio. Come proconsole in Africa dal 45 al 47 e governatore della Spagna dal 60 al 68, si era distinto per l’adesione ai valori dell’antica romanità e, colto nella Penisola Iberica dall’assassinio di Nerone, volle tentare una restaurazione imperiale che fosse più vicina alle idee augustee – il principato inteso come il governo di un primus inter pares, una figura legittimata dal Senato che ne guidasse l’azione.
I senatori, vista l’affidabilità del progetto di Galba, gli diedero il proprio appoggio, ma solo per vedersi nemiche le legioni acquartierate lungo il confine con la Germania: queste nominarono un nuovo imperatore, Vitellio, e fu chiaro a tutti che Galba rappresentava soltanto una parte dell’esercito, peraltro quella minoritaria. In Oriente, infatti, si preparava Vespasiano, mentre a Roma fu un certo Otone, che invano aveva tentato di farsi adottare da Galba, a promuovere un’insurrezione: i pretoriani si schierarono con lui e il 15 gennaio del 69 si fece acclamare imperatore, uccidendo l’altro, ma a sua volta finendo suicida di fronte all’inarrestabile discesa di Vitellio. Il 68-69, dunque, è ricordato come l’anno dei quattro imperatori, perché presto dall’Oriente sarebbe giunto Vespasiano a rovesciare lo stesso Vitellio per instaurare la dinastia dei Flavi.

bottom of page