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Tito

Roma, 39 – Cotilia, 81
Tito Flavio Vespasiano, conosciuto solo come Tito, fu il secondo imperatore della dinastia dei Flavi e regnò fra il 79 e l’81. Figlio maggiore di Vespasiano, fu principalmente un comandante militare al seguito del padre, che gli affidò la legione XV Apollinaris in occasione della prima guerra giudaica combattuta fra il 66 e il 70: si distinse per la conquista di numerose roccaforti e, dopo l’ascesa al trono di Vespasiano, fu lui a entrare a Gerusalemme nel 70 al termine di un assedio fra i più duri che la storia romana ricordi, durante il quale andò distrutto il Tempio.
Tito fu di fatto il braccio destro di Vespasiano in Oriente, agendo sia a capo delle legioni che in veste di diplomatico, contribuendo in modo determinante – seppure non conosciamo i dettagli del suo operato – alla politica del padre: si sa che fu inflessibile nei confronti di sedizioni e complotti. Al contrario, finché non divenne imperatore condusse una vita piuttosto licenziosa, tanto che molti temettero di vederlo dissipare non solo il buon nome della gens Flavia, assurta agli onori della porpora imperiale dopo secoli di ascesa dalle più umili origini plebee, bensì anche l’operato di Vespasiano; salito al trono, però, Tito si dimostrò un sufficiente amministratore, capace di far fronte alle calamità che si abbatterono sul suo brevissimo regno.
Nel 79, poco dopo l’incoronazione avvenuta il 24 giugno, Pompei ed Ercolano furono rase al suolo dalla famosa eruzione del Vesuvio; l’anno successivo, un incendio di proporzioni enormi devastò Roma, danneggiando, tra gli altri monumenti, anche il Pantheon. Tuttavia, Tito seppe opporsi alla cattiva sorte e anzi approfittò dell’incendio per avviare una grande opera di ammodernamento della città di Roma: suo è l’ampliamento dell’Anfiteatro Flavio, fatto edificare dal padre per restituire al popolo l’area in cui Nerone si era fatto scavare un lago artificiale; ebbe un arco di trionfo e fece costruire le terme a lui dedicate. Alle spese necessarie per tali opere non davano sostegno bastante le entrate tributarie e i bottini di guerra; ciononostante, le campagne di Giulio Agricola in Britannia provvidero a un certo sollievo per le casse statali.
Tito morì improvvisamente, ammalatosi di febbre mentre era in viaggio per la Sabina, il 13 settembre dell’81.

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