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Teodosio

Cauca, 347 – Milano, 395
Teodosio fu l’ultimo imperatore a regnare unitamente sull’Oriente e sull’Occidente, prima che le due metà dell’Impero seguissero destini diversi. Già esperto di cosa militare, essendo il figlio del magister equitum Teodosio, suo omonimo secondo l’usanza romana, fu chiamato dal giovane imperatore Flavio Graziano, che a circa vent’anni si era ritrovato a governare su tutti i domini di Roma nella critica situazione ingeneratasi dopo la disfatta di Adrianopoli del 379, battaglia in cui lo stesso imperatore in Oriente, Valente, aveva trovato la morte. A Teodosio spettò dunque il difficile compito di ripristinare l’unità dei territori orientali, vessati dalle invasioni dei Goti e, all’estremo est, dei Sasanidi. Con alterne vicende, riuscì a rintuzzare la minaccia gotica, pur subendo gravi rovesci militari in diverse occasioni, cui poté ovviare grazie ai rinforzi inviatigli dallo stesso Graziano. Infine, concluse una pace apparentemente vantaggiosa con i Goti, stanziandoli lungo il confine settentrionale dei Balcani come truppe federate onde ottenere nuovi effettivi da destinare alla difesa dei territori fino ad allora soggetti a continue scorrerie.
Fu anche in grado di evitare una guerra civile, quando Graziano venne assassinato dall’usurpatore Magno Massimo, cui Teodosio riconobbe il controllo formale della Britannia, della Spagna e della Gallia, purché a Valentiniano II, fratellastro di Graziano nato nel 371, fosse garantita l’Italia. Solo dopo aver siglato una pace vantaggiosa con i Sasanidi di Sapore III, che comportò la spartizione della contesa provincia dell’Armenia, si dedicò a risolvere la questione di Magno Massimo: questi aveva infatti scacciato Valentiniano II dai possedimenti a lui rimasti e, nel 387, il sedicenne si rifugiava a Costantinopoli assieme alla madre Giustina. In brevissimo tempo, Teodosio ebbe ragione del rivale, che fu condotto al supplizio, mentre l’imperatore si recava finalmente a Roma a rendere omaggio al Senato e all’antica città.
Nuovamente alle prese con i barbari, vide i Balcani ancora una volta invasi anche a causa delle sollevazioni sobillate da Magno Massimo prima di morire: in suo soccorso venne il generale Flavio Stilicone, a cui più avanti sarebbe stato affidato il comando dell’esercito in Occidente e che avrebbe rappresentato l’ultimo vero ostacolo alla dissoluzione dell’Impero, se si eccettua la vittoria di Ezio su Attila l’Unno ai Campi Catalaunici nel 451, con un’armata che di romano, tuttavia, aveva ormai ben poco.
Teodosio è però famoso per l’azione in campo religioso, che condusse l’Impero Romano ad abbracciare il Cristianesimo come religione di Stato. Nel 380, infatti, con l’Editto di Tessalonica adottò i principi sanciti dal Concilio di Nicea del 325, condannando l’arianesimo diffusosi in tutto l’Oriente e stabilendo di fatto il potere imperiale sulla validazione dell’ortodossia, secondo l’idea già introdotta, seppur in forma embrionale, da Costantino. Da lì in avanti, la sua politica religiosa portò a continue persecuzioni nei confronti dei pagani e degli eretici, di fatto eradicando la pluralità di credi che ben rappresentava la commistione culturale della società romana: solo un tentativo di sollevazione da parte dei pagani d’Occidente, guidati da Flavio Eugenio, sembrò avere qualche possibilità di riuscita, ma venne sedato nel sangue da Teodosio durante la Battaglia del Frigido del 394.
L’anno successivo, Teodosio moriva a Milano lasciando l’Impero ai suoi due figli, Arcadio in Oriente e Onorio in Occidente, sotto la tutela del generale Flavio Stilicone.

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